Abbiamo seguito la campagna 2012 di Barack Obama e quella di Mitt Romney. Non meravigliatevi, quindi, se dedicheremo un po’ di spazio alle presidenziali del 2016. Il taglio sarà sempre lo stesso: appunti sulle strategie di comunicazione dei candidati. Al momento, siamo ancora nella fase delle primarie, i due soggetti più accreditati per lo scontro diretto sono Hillary Clinton e Jeb Bush. Entrambi esponenti di dinastie politiche, entrambi con una immagine un po’ sbiadita da “rimettere a posto” prima di affrontare il rush finale. Tra loro, però c’è un possibile outsider: Si chiama Marco Rubio.
Marco Rubio, senatore della Florida figlio di immigrati cubani, faccia da bravo ragazzo, eletto nel 2010 con l’appoggio dei Tea Party, sembra essere, al momento l’unico candidato repubblicano in grado di insidiare la corsa di Jeb Bush.
L’anno scorso il 40% degli americani lo percepiva sfavorevolmente e solo il 30% positivamente. Tra febbraio e marzo 2015, secondo l’Huffington Post, c’è stata una inversione (ancora non decisiva) nel gradimento del quarantatreenne senatore repubblicano. Il 31,1% lo percepisce favorevolmente e il 30,09% negativamente.
Secondo il Washington Post, Marco Rubio potrebbe contare sull’appoggio del clan di Mitt Romney. Sul versante dei Tea Party, invece, soffrirà certamente la concorrenza di Rand Paul (senatore del Kentucky) e Ted Cruz (senatore del Texas), e Scott Walker (governatore del Wisconsin) più oltranzisti di lui e più vicini al movimento dei Taxed Enough Already. Dal team di Romney vengono due strategist di rango assunti da Rubio nel suo staff: ha assunto negli ultimi giorni due personaggi di rango del team di Romney: Rich Beeson, già direttore politico della campagna di Mitt del 2012 e Jim Merrill, già stratega di Romney nel New Hampshire.
Rubio, membro delle commissioni esteri e intelligence del Senato, ha duramente criticato la politica estera di Obama. Si è dichiarato contrario all’apertura di Washington verso l’Avana, che, a suo parere, servirebbe solo a rafforzare il regime castrista; contrario ai negoziati con l’Iran; contrario alla politica dell’amministrazione sulla questione Ucraina, a suo dire troppo morbida nei confronti della Russia.
Tra le problematiche che Rubio ha dovuto affrontare prima della sua discesa in campo c’è stata certamente quella del rapporto personale con Jeb Bush. “Non si trattava solamente di un rapporto tra un governatore e un deputato, era molto più profondo“, l’ha rivelato il lobbista Nelson Diaz, che ha lavorato per Rubio quando questi era deputato e Jeb Bush Governatore della Florida, al New York Times . Insomma i presupposti di una candidatura vissuta dal clan Bush come un tradimento ci sono tutti. Anche per questo, prima dell’annuncio ufficiale della sua candidatura alle primarie repubblicane, Rubio aveva chiarito alla CBS: “Se correrò per la presidenza, non lo farò contro gli altri, ma perché convinto di avere un’agenda diversa da quella degli altri e di poter fare un lavoro migliore”.
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